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IL Gladiatore

Part V sent by Packy and uploaded on data 13/February/2003 02:07:33


Non più curandosi di me, Elise si recò nello studio, in effetti, dell'ufficio aveva ben poco, se non fosse solo per la scrivania con il piano di radica stile settecentesco, per il resto a parte alcuni mobili a mo' di schedario tutto sembrava come un salotto, devo affermare che a quanto sfarzo la villa non scherzava. Io mi ero collocato sedendomi sulla catenella o meglio al mio confronto era come una catena d'oro e con le braccia allargate per assicurarmi la presa nelle grosse maglie, la collana era completata da un ciondolo, che ora stava esattamente sotto di me, lei si era dimenticata che il suo piccolo schiavo restava appeso al suo collo, prova il fatto che i suoi normali movimenti non erano certamente improntati alla una salvaguardia della mia persona.Il suo profumo era veramente delizioso, ma grazie alle mie minuscole dimensioni il mio olfatto come pure l'udito si erano affinati non di poco, e oltre al profumo ero in grado di percepire l'odore della sua cute dovuto alla normale sudorazione, la sua pelle al tatto non era poi così liscia, ma al contrario era molto irregolare, sulle prime non capivo quella leggera vibrazione che percepivo con il mio fondo schiena, per non dire culo, e poi realizzai, era il suo battito, pensai forse un cuore ce l'ha anche lei! Come il solito lei era elegantissima Indossava una bellissima gonna bianca con spacco, questo l'avevo notato prima, calzava delle scarpe aperte con tacco, magliettina di seta blu, e da li le vedevo pure il reggi, ornato con dei bellissimi ricami di pizzo, i lineamenti dei suoi capezzoli risaltavano con il loro magnifico splendore attraverso il delicato indumento di seta, ogni tanto lei si divertiva a toccarmi, così per sfizio o per divertimento.

Ad un tratto lei esclamò - Adesso devo far pipì, mi accompagni? Ma certo che si, dove vorresti andare se no eh eh eh -. Inutile dire che anche il bagno era lussuoso, il trambusto mi stava martoriando, infatti, tutti i suoi normalissimi movimenti si traducevano per il mio fondo schiena in un massacrante massaggio, si tolse pure le mutandine e sedendosi sulla water le lasciò a terra, ad un tratto si chinò e raccolse gli slip e portandoli al naso li odorò e disse - Ma che odorino, senti anche tu Giorgino, annusa e leccale…voglio vederti eh eh.. ehi guarda che non sto scherzando! Ubbidisci- il suo intimo oltre al fatto che era ancora caldo trasudava di una miscellanea di puzzi, il tutto si traduceva in un odore sgradevolmente nauseabondo, e io li dovevo pure leccarglieli, non me la sentivo e lei questo lo notò e sorridendo m'appoggiò contro il suo fetente intimo premendo con vigore sul mio esile corpo, ero impotente e lei godeva sapendo questo, il martirio non durò a lungo perché scaraventando le mutandine a terra si alzò asciugandosela disse - Bene se non vuoi leccare il mio intimo, ti farò leccare qualche cosa d'altro, ho tutto il pomeriggio, e visto che a me servizietti non ne hai ancora fatti questa è l'occasione..- io non capivo a cosa si riferisse fin quando sedutadi nuovo alla scrivania mi depose sul piano del sotto mano e con un sorriso smaliziato aggiunse - Io ho ancora molte pratiche da sbrigare, e visto che io devo lavorare non è giusto che tu stia a far niente, così per allietarmi…- e mentre continuavo con il suo monologo m'afferrò e alzando la sua gonna mi depose tra le sue enormi gambe, proprio di fronte alla sua enorme figa, puzzava ancora d'urina, guardai sconsolato verso l'alto e vidi il suo sorriso da stronza e lei che continuava a parlare- ….mi lecchi per benino la fighettina, e la voglio pulita, ti ho lasciato un pochino di pipì, sarai contento eh eh eh- mi trovai nella penombra, perché lei lasciando la presa la gonna ritornò nella sua normale posizione lasciando me appunto nascosto li sotto, io non sapevo cosa dovevo fare, o meglio l'avevo capito, ma non me la sentivo, la reazione di Elise non tardò ad arrivare - Ehi, cosa pensi guarda che se non lecchi di regalo come giocattolino a Maura e poi non se ne parla più -, la minaccia era concreta, per me avrebbe significato la morte, l'ipotesi di essere esclusiva proprietà di Maura avrebbe significato dal momento in cui appunto fossi stato suo non più di cinque minuti di vita, il non avermi potuto eliminare per lei era stato un affronto! Quindi in quel istante dopo una veloce valutazione soddisfare Elise era il minore dei mali, il tanfo d'urina era insopportabile, e iniziai a leccare, non so quanto tempo era trascorso, ma in ogni caso la tremenda umidità, e il fetore mi era penetrato fino alle ossa, ero tutto viscido, ogni tanto la sentivo canticchiare - ??… ma come lecca.. ??? bene ?? ..il mio piccolino ??… eh eh - in aggiunta non disdegnava pure allungare la sua mano fin giù sotto, per toccarmi e toccarsela, da li fuggire non mi era possibile mi trovavo accerchiato dalle sue enorme cosce unica possibile via era verso le sue ginocchia, ma da li sarei stato costretto ad un salto quasi di 15 metri fino al pavimento, dopo oltre una settimana in mano a queste femmine giganti, la faccenda mi stava psicologicamente distruggendo, era frustrante, Elise non mi aveva detto quanto ero piccolo, in ogni caso io salvo una loro disattenzione non sarei mai potuto fuggire, e fuggire dove, sicuramente la villa era attorniata dal tipico parco, per assurdo quel parco per me sarebbe stato come una giungla, piena di enormi insetti, la cosa mi faceva inorridire solo al pensiero.Finalmente Elise ultimò le sue pratiche, e io venni tolto da quella posizione e sollevandomi al suo cospetto mi disse- Sei stato servizievole e hai lavorato bene, ma ora ci laviamo un pochino, perché fai schifo… dopo queste belle umiliazioni sei ancora in vena adulatoria? Non credo proprio eh eh eh, non ti preoccupare piccino come sei non hai altra possibilità che assoggettarti ai nostri capricci! -  naturalmente per me il bagno significò giocare il ruolo della paperella della situazione, infatti venni letteralmente scaraventato nell'acqua schiumosa e profumata dai sali da bagno, per mia fortuna Elise era affamata e così il suo bagno durò poco, dopo il bagno mi depose sul lavabo e io istintivamente mi rannicchiai vicino alla parete di piastrelle umide dovute alla condensa e abbassai la testa, ero frustrato e in oltre io così piccolo in quel ambiente gigantesco ero in totale balia degli esseri che lo popolavano, non li potevo più considerare persone o meglio umani, ma bensì dopo cosa avevo visto, il totale disprezzo della vita che le due troiette avevano, appunto li si potevano qualificare come mostri senza cuore!

Nel frattempo la mia carceriera si era indossata un bellissimo vestito da sera in seta viola, la lucentezza del vestito e le favolose quasi impercettibili trasparenze ne esaltavano la sua femminilità, cazzo se era figa, ma ciò nonostante io ero caduto in una voragine di disperazione, ero terrorizzato, non sapevo cosa mi sarebbe accaduto più avanti, Elise notò questa mia situazione e abbassandosi verso di me disse- Ehi cos'hai? Non stai bene?..- e io gli risposi in maniera quasi umana - Ho paura di voi, ti prego ammazzami subito, non resisto più, il mio sistema nervoso sta cedendo!- io alzai lentamente il capo, aspettandomi una reazione di sfotto da parte sua e invece vidi in lei un'espressione cupa e di tristezza, e inoltre disse con voce quasi rauca - Su dai non far così, ti prego, senti tu per me sei molto prezioso, non voglio ucciderti, senti adesso andiamo a cena, hai fame? - io risposi di no, e lei aggiunse, ok senti io ti metto in mezzo alle mie tette, così sei al sicuro da Maura e Cristina, la cena infatti, fu per me uno scenario molto strano, la tavola era imbandita e qua e la come formiche i piccoli omiciattoli che Elise aveva regalato alle due nipotine, correvano qua e la per soddisfarle, chi portava loro i grissini, o i pezzi di formaggio, gli stuzzicadenti e così via, io invece ero li in mezzo a fantastiche tette, e la cosa fu notata da Maura che esclamò - Ehi zia, mettilo sulla tavola che così lo faccio correre un pochino eh eh eh!- alla negazione della zia, Maura cambiò tono e ribadì - Che ci sia del tenero…chissà che bel pisellone ha in nanerottolo eh eh eh - Elise non era la tipa da sopportare tali affronti e disse - Sentitemi bene voi due, il piccolo Giorgio non si tocca, ora e mai più, mi sono spiegata? - e le due pacatamente - Ok, ok, ma non ti scaldare va bene, a proposito io e Cristina abbiamo organizzato una partita di calcio con questi stronzetti, ti andrebbe vedere che belle fantasie ci facciamo…? - Elise - E come volete fare?- Cristina ridendo disse- Allora, abbiamo otto esemplari, quattro sono miei e gli altri sono di Maura, il campo lo otteniamo dal tavolo di biliardo ed è pure verde, le porte sono facili da fare…- Elise sorridendo chiese loro - E come fate a riconoscere i giocatori delle due squadre? - Maura esclamò - Semplice, io ho la lacca per le unghie, una pennellata di rosso sul culetto e una sul pisellino, ….- Elise sbottò in una risata e continuò - Bene allora fatemi vedere eh eh eh!- Maura iniziò a preparare la sua squadra, i piccoli disgraziati lentamente venivano decorati con il colore rosso sgargiante della lacca normalmente utilizzate per le unghie, la quarta vittima era decisamente contrariata dal trattamento, era evidente che non si rendeva conto con chi aveva a che fare, dopo essere stato pitturato sul culo e sul pisello, lui continuava a gridare e insultare, ero inorridito al pensiero di quale reazione avrebbe avuto Maura, ma avendo necessità del quarto calciatore si limitò a ritoccargli la faccia, gli insulti smisero subito! Maura sbottò in una risata fragorosa e disse - Bene, ora  ho capito chi è il testa di cazzo del gruppo, non c'è problema, sarà il primo a cui mi divertirò strappare le braccina eh eh eh -.

Una volta nel salone dove appunto si trovava il tavolo da biliardo, Elise si accomodò su uno sgabello del bar e disse alle ragazze - Bene, allora divertiamoci un pochino, e a proposito, come sono le regole? - Maura l'ideatrice del terrificante gioco, chinandosi verso i piccoli giocatori spiegò loro le regole - Allora, la zietta vuole sapere come sono le regole! Presto detto, voi componete due squadre, di quattro giocatori l'una, squadra rossa, e squadra bianca, la squadra che prende una rete perde un giocatore, o meglio sarò io o mia cugina che provvederà all'eliminazione, eh eh eh, naturalmente se voi fate melina, e appunto dopo cinque minuti nessuna avrà realizzato, ci penserò io a battere un calcio di rigore per parte, utilizzando un giocatore per squadra come pallina. Allora cosa ne dite, mica male no, e tu zia cosa ne pensi? - Elise un poco sorpresa esclamò - Cazzo, quasi, quasi sei più tremenda di Paola, dai iniziamo, tengo io il cronometro. - Maura diede loro una specie di pallina di gommapiuma, credo, e poi fece iniziare il terrificante gioco al massacro aggiungendo - Vi ricordo che i falli verranno puniti con frattura delle braccina, al secondo fallo espulsione ah ah ah ah -

Il gioco iniziò, la palla correva qua e in la, i piccoli giocatori non si erano ancora resi conto che il loro destino era segnato, prima di sera sarebbero stati ammazzati tutti, verosimilmente schiacciati, ad un tratto Cristina gridò - Ehi quello e fallo su un mio giocatore…- il colpevole venne catturato e gli venne spezzato un braccio, le sue urla anche se lontane erano penetranti, ero angosciato, guardando verso l'alto vedevo il sadico sorriso di Elise, il tempo passava e arrivarono i fatidici cinque minuti, il gioco venne interrotto e Maura piazzò un suo giocatore su dischetto di rigore, il piccolo pallone umano era come impietrito, e ne aveva ben donde, infatti, Maura avvicinò la mano e caricò l'indice con il pollice, era pronta a far fuoco, l'impatto violento scaraventò il miserabile ben oltre la linea e andò violentemente a cozzare contro i bordi del tavolo, il corpino esanime venne afferrato da Maura, e dopo alcuni scossoni il povero omiciattolo riprese i sensi, e iniziò a urlare, la gigantessa ridendo gli disse - Bene ora voglio assaggiarti con un po' di panna eh eh eh…- io quasi incredulo esclamai a Elise - Ma non vorrà mica mangiarselo? - e Elise con un tono tranquillo - Ma certo mi caro, a Maura piacciono molto, e poi adesso basta contestare sempre tutto, ti ricordo che sono unicamente feccia della nostra società, per i quali, appunto la nostra giustizia non è stata in grado di punirli., o non ha voluto punirli- nel frattempo non mi ero avveduto che Maura si stava divertendo a decorare la vittima predestinata con la panna, come si fa con tartine, la piccola vittima si stava rendendo conto che aveva pochi attimi di vita, le sue urla disperazione e di imploro ne erano la prova, Maura chinò il capo, aprì la bocca, sollevò il dolcetto con la mano destra, e allungando la lingua, lo lasciò cadere, le urla cessarono, e sorridendo Maura esclamò- Mhmmmmm, delizioso, e croccante… bene ora tiriamo il secondo calcio di rigore, Cristina è il tuo turno.-

I piccoli giocatori che avevano assistito alla fine del loro compagno dallo stato ammutolito, passarono ad un stato di agitazione, si stavano rendendo conto che lentamente avrebbero fatto la stessa fine, le loro urla si stavano levando lentamente sempre più forti, non vi erano solo urla di paura, ma anche insulti e minacce, in particolare dal piccolo a cui appunto gli era stata pitturata la faccia con lacca, solo perché annoiava troppo! Maura notò le intimazioni di sfida e pacatamente con tono di sfotto disse - Bene, bene, ancora tu che rompi, ma non più per tanto eh eh eh eh,…- Allungando la mano in un cassetto del bar, estrasse una paletta per le mosche, strumento micidiale per i fastidiosi insetti, immaginatevi voi per piccoli uomini non più alti di 5 o 6 centimetri che effetto avrebbe potuto avere! La malefica puttanella agitando in aria in qua e in la lo strumento di morte si stava avvicinando al tavolo, con fare sadico, il piccolo faccia rossa, comprese e cercò una improbabile fuga, infatti, con una precisa fiondata, un terribile colpo, e della piccola vittima non restarono che pochi brandelli e qualche macchiolina di sangue sul feltro verde del tavolo, o meglio, quel tavolo che era diventato il mattatoio di casa.

Io ero sempre collocato in mezzo al seno di Elise, e come si poteva immaginare ad uno ad uno, la perfida Maura stava eliminando i piccoli calciatori, dopo un quarto d'ora le due nipoti avevano ultimato l'opera.Le tre donne, dopo l'attimo ludico, si recarono in salotto a degustare il caffè con i dolci, ogni tanto Elise m'allungava qualche briciola, devo dire che effettivamente lei stava diventando la mia guardia del corpo, la quiete venne disturbata però dall'arrivo di Paola, dopo i vari convenevoli, venni appunto notato da lei, la quale esclamò - Ehi! Cosa ci fa li lo stronzetto, dammi qua che lo voglio spiaccicare…- Elise s'alzo in piedi e contrariata rispose - No Paola, lui lo lasci stare, mi sono spiegata, non mi frega niente se hai dei conti aperti con lui, nel casso fosse ti ordino di lasciar perdere, qua fino a prova contraria sono io che comanda, mi sono spiegata? Si o no? - sorpresa Paola ribadì - Si vede che il vermiciattolo è un bravo lecca figa, oppure mi sbaglio? Quando sarai stufa del nuovo giocattolino, avvisami, e tu moscerino non sorridere, tanto prima o dopo mi capiterai tra le mani, e poi ti schiaccerò come un acino d'uva, ti farò schizzare le budella eh eh eh..- evidentemente Paola aveva travisato il mio sguardo impietrito con un'espressione di terrore, per perpetrare la minaccia, bastava che io mi fossi trovato a tu per tu con quel mostro al femminile da soli per alcuni secondi, io al udire le sue minacce m'appoggiai al petto della stupenda Elise, la quale avvertendo il mio stato d'animo, mise in guardia Paola e indirettamente le due nipoti - Non disobbeditemi voialtri, vi avverto, lui non si tocca, è mio, e ora buona notte! -

La mia padrona salendo al primo piano non si stancava nel' accarezzarmi e toccarmi pure in mezzo alle gambe, inutile ricordare che la cosa non mi dispiaceva, la mia eccitazione non passò inosservata, e lei non mancò di commentare la cosa con molto con un tono molto erotico - Ma Giorgio, ma cosa mi fai, mi sa che questa sera ti faccio pure contento, però aspetta che mi metto il pigiamino, una volta in camera venni deposto su un piccolo tavolino contro la parete vicino la porta, la sua stanza non l'avevo ancora vista, stupenda, di classe, un ambiente vellutato, studiai ogni dettaglio mentre lei si stava cambiando, ad un tratto si ricordò che alcune pratiche non erano state messe in cassaforte, se ne era dimenticata, si avvicinò e chinandosi mi permise di vedere i sui splendidi capezzoli attraverso la scollatura del pigiama, che era composto in due pezzi con boxer molto agiosi, il quale cotone lasciava trasparire a tratti la peluria del sue pube, non nascondo che la cosa mi stava eccitando alquanto, anche perché Elise allungando il suo indice in mezzo alle mie gambe, me lo stava massaggiando di brutto, e manco a dirlo Elise notando al cosa mi disse - Ma guarda che bel porcellino abbiamo qua, ti piace… uhuuu, ma che bel pisellino vedo li, eh eh eh eh, senti metti comodo che ne ho per una decina di minuti giù in ufficio, e poi sono tutta per te.- io finalmente, al sentire quelle dolci parole, mi ero rilassato e ora ero li sul quel tavolino, dopo alcuni minuti la porta s'aprì, alzando lo sguardo verso la porta, pensando a Elise, il mio sangue raggelò alla vista di Paola il quale sguardo non prometteva niente di buona, quella sera indossava pure una mini in pelle lucida e maglietta attillata e in mano aveva una piccola forchetta usata normalmente per il dolce, evidentemente stavano gustandosi un dessert e vedendo probabilmente Elise recarsi in ufficio, Paola aveva pensato che io fossi restato solo, e indifeso, e ne aveva ben donde nel pensarlo, infatti io ero li esile alla mercé di una titanica donna, che di me voleva fare solo poltiglia, infatti le sue intenzioni non tardarono a manifestarsi, e lei sotto voce per non farsi udire da Elise al piano terra disse – Eccoti qua, come promesso, vieni qua che t’infilzo a dovere…- io cercai di giocare la carta del patteggiamento, e le chiesi – Ma perché mi odi così tanto? Cosa ti ho fatto?- e lei incazzata – Elise è mia, lei non sa quanto l’amo.. e non fare quella facci da coglione, si sono lesbica, e non sarà certo un insetto come te a portarmela via, e ora prenditi questa.- vidi solo il rapido movimento della sua mano, istintivamente mi scostai da una parte, ma lei mi colpì, una punta della piccola forchetta trapasso la mia coscia, un dolore lancinante, e lei rideva, mentre aveva sollevato leggermente l’arma, per sferrare il colpo decisivo, ero spacciato, correre e dove ero su un tavolino ad una ventina di metri dal pavimento, poi un rapido sguardo, infatti, c’era pure il telefono, pensai al cavo, tutto in una frazione di secondo, il cavo di collegamento, scattai e riuscii ad afferralo e a lasciarmi letteralmente cadere, l’attrito nelle mani durante la discesa m’obbligarono ad  alcuni metri da terra a mollare la presa, rimbalzai sul pavimento, un attimo frastornato, non capii come mai Paola in quegli attimi non riuscii a prendermi, evidentemente fui più veloce di lei, la gamba mi doleva assai, forse mi aveva fratturato qualche osso, l’istinto di sopravvivenza mi aveva dato la forza di nascondermi sotto il piccolo mobile, vedevo le sue enormi scarpe con il tacco, e udivo lei che diceva – Ma dove pensi di nasconderti, ora togliamo il tavolino…- sentii come un terremoto, dalla quasi oscurità mi trovai ferito inerme, davanti alla troia, ora mi stava toccando con la punta della scarpa, il terribile odore di piedi mi stava quasi asfissiando, lei rincarò la dose togliendosi la scarpe e allungando il suo alluce tutto sudato, da li a poco avrei capito cosa significasse essere schiacciato come una formica. Improvvisamente però, capitò ciò che si può dire il fatto liberatorio, e Paola che esclamò- Maledetto, la prossima volta sei finito- depose il tavolino dov’era e lasciò la stanza in gran carriera, dopo una trentina di secondi, la porta si aprì, pensai ora m’ammazza, io non capivo più niente, stavo cadendo in stato si shock per via dell’emorragia, un urlo, era Elise, e lei che diceva – Giorgio, oh no, sangue..- non fece fatica a trovarmi, le bastava seguire le tracce di sangue che avevo disseminato, mi sollevò e mi guardò quasi piangendo mi chiese chi e cosa mi aveva fatto questo, io le spiegai – È stata Paola, vuole uccidermi per allontanarmi da te, è gelosa, mi ha fratturato il femore, mi fa male non resisto, orami io sono spacciato, così piccino nessuno può curarmi..- Elise disse – Stai tranquillo ora ti metto nel mio letto e ti fascio la ferita.-

Io ero li e lei mi sovrastava, la sua espressione era di rabbia pura, prese il telefono – Si ciao sono Elise, senti ho un urgenza, vieni subito alla villa…ok grazie a più tardi -, velocemente si recò in bagno, ritornò e aveva con se un piccolo vasetto, con il tappo a vite, come quelli delle gocce per il naso con la tipica pompetta, svitò, aspirò un po’ di liquido e mi disse – Apri la bocca e manda giù.- io ubbidii, non sapevo cosa fosse, in ogni caso mi stavo lentamente addormentando, e la sentivo imprecare – Maledetta, questa volta a oltrepassato il limite….- e poi fu buio.

Al risveglio, un gran mal di testa, la forte luce del sole proveniente dalla finestra mi rendeva difficile mettere a fuoco quello che stava attorno a me, le voci di Elise e di un’altra donna, strano, il tono molto più sopportabile, non violento, una cosa era chiara avevo le mani e i piedi legati, così in quella posizione con braccia e gambe divaricate non mi sentivo a mio agio, poi lentamente capii, Elise per curarmi mi aveva riportato alle dimensioni normali, infatti, ero legato sul suo letto, evidentemente non sapendo la mia eventuale reazione, cautelativamente mi aveva legato.Il mio risveglio non passò inosservato, Elise all’altra donna e posso dire anche molto carina disse- Ecco si sta risvegliando…- e poi rivolgendosi a me con un sorriso-  Come sta il mio piccolo tesoro?- io – Bene, e sono sorpreso di essere ritornato normale!- e lei – Di questo parliamo dopo, ora vado a prenderti qualche cosa da mangiare e bere, e come va ora la gamba, a proposito non avevi alcuna frattura, me lo ha confermato la dottoressa, che ti presento, Maruska ti presento Giorgio, bene arrivo subito- e ci lasciò.

Devo dire che una settimana nelle mani di donne giganti non mi aveva ancora inibito quella sensazione di frustrazione di chi e legato, nudo e coperto unicamente da un lenzuolo con braccia e gambe divaricate e un’affascinante dottoressa che sorridendo allunga una mano sotto le lenzuola, fino a toccarlo e che dice – Ora vediamo i riflessi, voglio capire perché Elise ti ha fatto tornare normale, eh eh, ohhh, ma cosa succede qua, mhmmm, ti andrebbe un bel servizietto, mio piccolo schiavo, non fare quella faccia li, è la verità, se vuoi vivere dovrai essere devoto alla tua padrona, ma te lo spiegherà lei, comunque hai un bel ammennicolo li in mezzo alle gambe, se ti lascia qualche giorno di libertà sappi che c’è una dottore pronta a farti una bella visitina- io un poco sorpreso – Allora sai anche tu cosa succede qua? Come può essere che una donna di medicina tolleri questo scempio?- e lei – Vedi mi piccolo tesoro, interessi e basta, reciprochi interessi e nient’altro, ma capirai anche tu, te ne converrà, ben venuto nel club, bene ora ti lascio e non forzare la tua gamba per alcuni giorni e prendi le medicine, ciao.-

Dopo alcuni minuti la porta si riaprì, era Elise con il vassoio per la colazione, in effetti dopo quasi dieci giorni da insetto trovarmi li con la mi seviziatrice nei panni di cameriera non mi dispiaceva, devo dire che era una bella donna, e io le chiesi – Senti, ma come pensi possa mangiare con le mani legate?- lei ripose il vassoio sulla poltrona e gettando lo sguardo al lenzuolo esclamò – Ehi cos’è quella montagnetta? – evidentemente si riferiva agli effetti dei massaggi di Maruska e io – Chiedilo alla tua dottoressa del cazzo!- con un smorfia – Si certo quella troietta ninfomane, stalle alla larga, tu sei mio hai capito? E quando dico mio, significa che sei nelle mie mani, vedi io ti ho legato per cautelarmi, sai piccino non mi fai paura, al contrario così grosso oltre a mettermi un pochino di timore mi piaci molto, ed è per questo che voglio proporti un accordo, ascolta, tu resti di mia proprietà, sarai il mio schiavo, se non ti va ti faccio tornare minuscolo, e se mi gira ti do pure in pasto a Maura hai capito la sfumatura? – io incuriosito – Si ti seguo, va avanti..- e lei – Bene, se tu non ricevi regolarmente un antidoto ridiventi piccolo, quindi se io ci sono e fai quello che ti ordino tutto va bene, se no bye, bye, accetti? – io allibito chiesi – Ma cosa dovrei fare per te?- e lei –Semplice, dovrai essere il mio uomo, ma ricorda, ogni tanto, spesso e volentieri ti voglio piccino, perché è favoloso vederti in mezzo alle mie gambe a litigare con i miei peli, allora ti posso slegare?- io non ci pensai due volte e aggiunsi, si certo, e sappi che appena sarò guarito oltre alla tua farfallina, ti luciderò pure i tuoi piedini!- Elise radiosa mi slegò, e mi porse il vassoio, io però avevo ancora un dubbio – Senti Elise, e con Paola come la mettiamo, ha tentato d’uccidermi?- Elise- A questa domanda sari tu a dare una risposta, e te ne accorgerai eh eh!- io un po’ perplesso iniziai a mangiare e bere il caffè, sul vassoio però c’era pure un barattolino chiuso, e chiesi a Elise- Cosa c’è dentro li- e lei – Aprilo, è un regalo per te, ne puoi fare ciò che vuoi.- io ubbidii, tolsi il coperchio, con stupore, era Paola piccola non più di 6 centimetri, gridava insultandomi, e io gli dissi – Chi la fa l’aspetti, io non ti voglio, ma c’è qualcuno che non aspetta l’ora di metterti le mani adosso eh eh – e chiusi il coperchio, mangiai e poi chiesi alla mia stupenda padrona di potermi vestire, presi Paola o meglio il contenitore e lentamente mi recai di sotto in cucina, Maura e Cristina non sapevano ancora che io ero ritornato normale e alla mia vista lo stupore fu grande, infatti la reazione – Ehi ma che cazzo succede, togliti da coglioni, non ci fai paura anche se sei normale, poi la zia mi deve alcune spiegazioni! – posso garantirvi che io avevo un po’ di timore perché al loro cospetto ero più basso di almeno 30 centimetri e poi se consideriamo che io ferito e loro “palestrate”, potevano ancora incutere paura, io tranquillamente dissi loro – Calma ragazze, ci avete provato, ma non ci siete riuscite- di scatto Maura allungo le mani al mio collo e mi scaraventò contro il frigo dicendomi- Guarda stronzo che gli uomini come te me li mangio a colazione hai capito?- e io – Ok, ma non ti scaldare tanto, senti io per voi ho un pensierino, se vi piace, e lo accettate deponiamo l’ascia di guerra e non se ne parla più- Maura indispettita – Vediamo, cosa sarebbe questo regalo?-.Allungandogli il contenitore dissi loro- Buon divertimento, credo che con la marmellata debba essere squisita!- Maura aprì il vasetto e sorrise – Wow, ehi Giorgio vieni qua, scusa ti devo dare un bellissimo bacio, però lo so che la zia non ti ha liberato, perché ti vuole con lei e sono convinta che ogni tanto ti farà tornare piccino, allora sappi che chiederò a Elise di poter badare a te, ma non ti preoccupare, al massimo te la farò leccare, mhmm e posso dirti che con un regalo così le mie gambe saranno sempre aperte per te eh eh eh- Salutando Paola la quale terrorizzata mi stava implorando di non lasciarmi li con le due nipotine, uscii e mi recai da Elise, e il mio sogno si era avverato, dover diventare piccino a comando con tutti i favolosi vantaggi del caso!

Fine.

<b>SPERO IL RACCONTO VI SIA PIACIUTO, E SIA STATO DI VOSTRO GRADIMENTO!!</b>



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