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L'Ostaggio

Part VI sent by Packy and uploaded on data 27/March/2004 13:32:07


Un forte mal di testa, ora potevo annoverare anche questo malanno a tutto il resto, l’ultima cosa che ricordavo, prima di perdere i sensi, era l’espressione di Lorena sullo schermo, la quale se la conoscevo bene non era tipa da farsi perder d’animo, anzi le sfide le aveva sempre accettate e normalmente vinte, la mia speranza appunto era che anche questa volta avesse la meglio sulla perfida Ferri. Non so quanto tempo fosse intercorso dal collegamento tra Lorena e Stefania, così si chiama la stronza, infatti, non appena interrotto la comunicazione, la mia aguzzina si era cimentata a far ruotare a velocità vertiginosa il lazzo a cui io, nella parte terminale ero imbracato, con conseguente mia perdita di conoscenza.

Mi guardai attorno, il capo mi doleva, era come aver preso un sbronza, alzai lo sguardo, notai che eravamo all’esterno, io ero leggermente in ombra, la cosa non guastava in quanto il sole era cocente, una leggere brezza, musica in basso fondo, una apparecchio radio a poca distanza e sulla mia destra, imponente una coscia gigantesca, la pelle leggermente abbronzata, l’ambiente era pervaso dall’odore tipico della crema abbronzante. Guardai meglio, senza meravigliarmi troppo, capii che la gamba apparteneva alla Ferri, notai pure che ero ancora vincolato dall’imbracatura, il quale cappio opposto era ancora assicurato da qualche parte, questo per impedirmi di fuggire evidentemente. I miei movimenti, seppur minimi, furono notati, la puttana non dormiva, ma se ne stava in dormiveglia a godersi il sole pomeridiano. Uno strattone e mi trovai a mezz’aria, ebbi una panoramica dell’immensa terrazza antistante la villa, la stupenda piscina, il mio sguardo spaziò pure attraverso il viale alberato che dava sull’immensa spiaggia privata, un paesaggio idilliaco, la tipica vegetazione marina completava l’opera.

Prima di trovarmi per l’ennesima volta davanti a quell’odioso viso, non feci a meno d’ammirare la perfezione del suo corpo, una scultura, evidentemente la natura aveva regalato a quella donna un’immensa fortuna, peccato che si era dimenticata di darle pure un cuore, non aveva morale, era il demonio, infatti, tutto le era evidentemente dovuto, insomma, era tranquillamente rilassata sulla sdraio, lo schienale leggermente rialzato le dava una posizione di totale controllo, il costume turchese a sfumature verde mare la rendeva una dea nei miei confronti. Penzolante, non potei evitare di subirmi il suo ghigno beffardo, il viso era leggermente in ombra per via del suo cappello in paglia stile sombrero. Mi scrutò per alcuni istanti senza proferire, dopo di che facendomi dondolare leggermente disse “Dormito bene spero! Non sei morto come pensava Barbara, sai se l’è presa quando m’ha visto a gingillarmi con te, eh eh, evidentemente la tua visita ginecologica di stamattina eh eh  l’ha leggermente traumatizzata, mi sa che si stia instaurando del tenero con te, mi sa che gliela dovrai ancora leccare, cazzi tuoi.”

Il suo cinismo era indescrivibile giocava e considerava i sentimenti altrui come cose usa e getta, dicendomi questo mi faceva girare sulla verticale, così forse per scrutare con soddisfazione i lividi che mi aveva procurato, ne ero pieno, dal canto mio approfittai nel limite del possibile nel scrutare il suo costume, composto da un due pezzi, il tutto era completato da uno stupendo pareo. La sua cute era leggermente abbronzata, “Bene, vedo che hai ancora dei bei lividi, penso che siano sufficienti dal dissuaderti nell’ostentare dall’insultarmi, o mi sbaglio?” io, incoscientemente “Va a fa un culo, brutta troia”, d’un botto volai, non so per quanti metri e finii la corsa andando a ruzzolare sul lastricato, alzai il capo sanguinante e a stento mi ressi in piedi, m’aveva scagliato ad una ventina di metri, per lei nemmeno un metro, ancora sdraiata troneggiava lei, e ridendo “Hai ancora il coraggio di fare l’arrogante, stupendo, non sai quanto è divertente per me sbatterti a destra e a manca…” , tutto questo mentre io claudicante accennavo ad allontanarmi, consapevole che era lei che reggeva le mie redini, non fu per molto, infatti, con dei leggeri movimenti tirò a se lo spago, il quale mi vincolava, lo tese e io fui costretto ad assecondarla ed andare nella sua direzione fortunatamente tirava lentamente a permettendomi di seguirla camminando, d’un tratto uno strattone e ruzzolai per alcuni metri a terra, e poi mi ritrovai a svolazzare in qua e in la, il culmine fu quando riprese a farmi ruotare vorticosamente sopra di lei “bastaaaaaa, ti supplico”, il tutto si fermò e la scena si ripeté, io davanti alla sua enorme faccia “Ti supplico, ho capito, perdono, aiutami sono tutto sanguinante..” e lei “Bene, bene, ascolta bene microbo che non sei altro, il prossimo insulto o parolaccia, e ti faccio pentire d’essere nato, un assaggio te l’ho appena dato, quindi a buon intenditore poche parole. Adesso per le tue ferite, mhmmm…SLURP, SLURP, MHMMMM, delizioso..” devo dire che d’insultarla o proferire contro di lei mi era passata la voglia, oramai più che subire non potevo fare.

Si era pure aumentata la sua salivazione, lo notai in quanto mi trovai letteralmente avvolto da un strato appiccicaticcio di bava, la cosa fu assai disgustosa, ma me ne guardai dal protestare, finita l’unzione, m’allontanò leggermente e disse “Wow, ma come luccichi eh eh, adesso come va?” e io a stento “Bene, …però avrei sete”.  Lei azionando un campanello chiamò Barbara e dopo averle portato una bibita ghiacciata la congedò. Ero assetato, Stefania sorseggiò la bibita dalla cannuccia e poi ripose il bicchiere sul vicino tavolino. Io restai letteralmente a bocca asciutta, e dissi “Ma… a me?” e lei allungando un braccio sotto il pareo disse “Mhmmm, per te ho una sorgente speciale, ma lo sai che sono bagnatissima…” li notai che sotto non aveva il costume, il pareo era il costume, lo slacciò e se lo scostò, le sue dita si muovevano sinuosamente tra le sue labbra e il delicato cespuglio peloso, visione stupenda, dopo aver intinto le dita nella sua brodaglia vaginale, mi porse le estremità delle dita intimandomi d’annusarle “Odora, hai sete, e ora ti do da bere, ….”, dicendomelo m’aveva portato sulla verticale del suo pube, mollò la presa dello spago e vi precipitai sopra, a stento riuscii a ergermi in piedi, li tutto era scivoloso, caldo, umido insomma una sauna, arrancai era un pozzo e lei aggiunse “…bevi, anzi la voglio pulita eh eh eh”. Per tutto il resto del pomeriggio fui costretto in quella situazione, leccare e poi ancora leccare, non mi fu chiaro se il suo piacere era dato dal fatto che potesse dominarmi oppure dal fatto che effettivamente il leccargliela da parte mia le procurasse godimento. Non ebbi il coraggio di chiederglielo. Sul tardo pomeriggio, finalmente, disse “Basta, adesso devo andare in ufficio a fare alcune cosine, bravo sei stato ubbidiente…” dicendomi questo, io ero convinto che se ne fosse andata per i fatti suoi, lasciandomi li, a godermi alcuni istanti di tranquillità, fuggire mi era passata la voglia, infatti, la natura dell’ambiente attorno alla dimora era già quasi ostile per una persona di taglia normale, figuratevi per un omiciattolo di nemmeno 7 centimetri di statura, e poi figuratevi la fauna, gli insetti, alle mie proporzioni avrebbero avuto un effetto letale. In un attimo la pia illusione di poter godere di brevi istanti di tranquillità venne stroncata. La gigantessa s’alzò in piedi e senza nemmeno degnarmi d’uno sguardo s’incamminò verso casa, notai però che lo spago che mi vincolava era assicurato con un nodo al fermaglio del suo pareo, di liberarlo non se ne parlava nemmeno, più lei s’allontanava più lo spago si tendeva, le conseguenze per me furono immediatamente chiare, sarei stato letteralmente trascinato con lei, e così fu, io per alleviare al peggio, ovvero farsi trascinare sul lastricato iniziai a correre.

Lei con tre passi percorreva un metro, io per tenere il suo ritmo dovevo correre, per un po’ tenni il passo, arrivammo ai tre scalini prima di entrare nel salone, correre e superare quelli scalini era cosa impossibile, ruzzolai, rovinando a terra e la mia corsa continuò, dapprima sbattuto sugli scalini e poi strisciando. Urlai e lei ridendo “Non rompere, stronzetto..eh eh eh”. Sbattei a contro gli stipiti delle porte, contro la mobilia, giunti nello studio s’accomodò alla scrivania e mi fu intimato di massaggiarle i piedi. Dalla mia prospettiva lei torreggiava sopra di me, ogni tanto si massaggiava i colli dei piedi accavallandoseli l’uno sopra l’altro.

Ero sfinito, non so fino a quando avrei tenuto, il mio fisico era debilitato, ero pieno di lividi e ferito, e non so quant’altro. Era tutto il pomeriggio che girava per casa a piedi nudi, unitamente a questo si pensi che la miscela di odori e profumi tra il puzzo di piedi e la crema solare era molto penetrante. Io cercai, al fine di evitare supplizi supplementari, d’ottemperare agli ordini impartitimi, non mi era chiaro cosa stesse facendo in ufficio, ma dalle telefonate stava organizzando l’incontro con mia moglie, stava contattando le sue pedine, mi venne all’orecchio il nome di Mara, la leccapiedi fidata, inoltre parlò pure con un’altra persona del laboratorio, evidentemente un suo fidato contatto. Non feci a meno di notare la rabbia allor quando cercò di contattare la figlia, ovvero Prisca, senza riuscirvi. Prisca era l’artefice complice la quale aveva permesso la mia cattura, effettivamente le sue pedine erano delle alleate sicure. Dopo un’oretta abbondante, Stefania s’alzo e senza nemmeno sincerarsi del lavoro svolto da me s’incamminò uscendo dallo studio, e io sempre costretto a seguirla, questo mio malgrado. Una volta in bagno si spogliò, il suo corpo era una scultura, purtroppo la visione durò poco, questo fino a quando non mi fu lasciato cadere addosso il pareo, il solo peso dell’indumento mi placcò a terra, questo almeno fino a quando non venni raccolto dalla Ferri stessa, la quale, dopo avermi portato per l’ennesima volta davanti al suo perfido ghigno, volle anticiparmi quanto per me aveva in programma, e disse “Ecco mhmm, ma lo sai che sei veramente mal messo, sei tutto blu eh eh eh, bello prenderle dalle femminuccie  eh eh, io vedendoti così penso sia meglio lasciarti tranquillo fino a domani, sai ti voglio in forma, così potrai vedere come incastrerò tua moglie, dove posso metterti…”, dicendo questo si guardò in giro e poi sorridendo continuò “…eh eh, ma che ideuccia…” fece alcuni passi e poi mollò la presa, precipitai per svariati metri, un tonfo, e subito dopo il suo pareo, mi fu chiaro subito dov’ero caduto non solo dall’ambiente, ma soprattutto dal puzzo, era la cesta della biancheria sporca, la cesta rotonda aveva pareti lisce, visto che di biancheria sporca non ve ne era molta, mi trovai quasi sul fondo, il costume era sempre vincolante per me, quindi fuggire, era quasi impossibile. La cesta non doveva essere molto alta, dal fondo la si poteva vedere dalle ginocchia in su, era immensa, sorridendo, fortunatamente il profumo che il suo indumento da lei portato per tutto il giorno mitigava in parte l’acre puzzo della biancheria. Un terremoto, la cesta era stata trascinata in mezzo al bagno e poi e non volli crederci, divaricò le gambe e si sedette appoggiando le cosce sui bordi della cesta. La sua voce echeggiava, la sua mano sinuosamente raggiunse prima la peluria pubica e poi la sua enorme vagina, e le sue dita in modo tentacolare allargarono il suo orifizio, io gridai “Ma cosa cazzooo stai facendo, brutta troia?”, e lei, quasi i miei improperi le fossero di stimolo “mhmm di me ti voglio far conoscere tutto, prendila tutta mhmm…”, io arrancando nella sua biancheria sporca cercai di guadagnare in altezza, ma non fu sufficiente, un getto poderoso d’urina mi raggiunse, scivolai e caddi giu in fondo, dove appunto tutto il suo schifoso liquame si stava raccogliendo, ora ci potevo quasi nuotare, non so quanta ne aveva fatta, la seta del suo pareo, da profumata e morbida, si era trasformata in viscida e unta. Dall’alto lei torreggiando aggiunse “ Ora la scenografia è completa, la puzza e la piscia ci sono, come pure lo storonzetto eh eh, ehi è proprio vero galleggiano pure”,. Dicendomi questo se la stava massaggiando dopo di che prese alcuni foglietti di carta igienica e delicatamente se la pulì, non feci nemmeno in tempo a realizzare che mi li trovai pure addosso. La sua voce rombò “…penso che li ti troverai bene, se vuoi bevine pure, ci vediamo, dormi bene, domani ti farò fare il salva slip eh eh”

Era già da un paio d’ore che ero prigioniero nella cesta, nel frattempo avevo raggiunto un punto dove per fortuna era ancora asciutto, ero zuppo, e ora avevo freddo, i vapori acri che si stavano sviluppando li dentro mi davano alla testa, evidentemente era quasi come trovarsi in fossa settica, questo perché il coperchio senza aerazioni non permetteva un’adeguata ventilazione dell’ambiente. L’atmosfera nauseabonda era arricchita pure dal puzzo di merda proveniente evidentemente dalle sue mutandine e me lo dovevo subire. Umiliante pensare di dover sopportare pure cacca della Ferri. La signora era uscita da diverse ore, in casa non c’era nessuno, almeno questo credevo, fino a quando improvvisamente il coperchio si sollevò, apparve il visino di Barbara, la quale non vedendomi subito, sollevò la cesta e l’agitò, il gesto ebbe come risultato che una vampata maleodorante uscì, lo capii dalla smorfia che fece “Bhaaaa, che schifo, …. “, notò sicuramente la pozzanghera giù in fondo e se ne guardò bene dal metterci le mani, agitò la cesta fino a scorgermi, inutile dire che venni letteralmente catapultato nell’orrida pozza SPLASHHH, e lei “Ahh eccoti la… o scusami eh eh eh, ma che schifo”. Dicendomi questo introdusse la mano fino a raggiungermi, e non mi feci pregare, quando con un cenno mi fece capire di salirvi sopra.

Finalmente fuori da quel inferno “Come stai?”, e io “Ti prego, slegami e toglimi da qua…”, in un attimo il maledetto vincolo venne sciolto e lei sempre timorosa “Si OK, ma se lo viene a sapere la signora me la fa pagare, tu non gli dici niente, siamo intesi, cazzo se sei malconcio, puzzi da far vomitare..”, e io “Figurati se devi già vomitare tu cosa dovrei fare io!” e lei replicò “…devo medicarti…, prima però devo lavarti”, non ci pensò due volte e mi trovai sotto un potente getto d’acqua, fu come la manna da cielo, dopo avermi medicato nel limite del possibile, infatti, per via delle enormi proporzioni del batuffolo d’ovatta intriso di disinfettante mi lavò completamente, mi ritrovai tutto ambrato dal medicamento. In quei momenti di calma, l’osservai, come ogni uomo osserva una bella donna, cazzo se era figa, ora lo ancora di più, infatti, non era abbigliata con la solita uniforme da cameriera, ora indossava una mini da urlo, i rumori dei suoi passi, guardai verso il basso, scarpine con tacco a spillo, i quali, ne esaltavano di più la sua statura, pelle leggermente abbronzata, magliettina che le arrivava solo fino all’ombelico, molto scollata, il rilievo delle sue tette amplificava la visione. Io nel vederla svettare sopra me non fui in grado di resistere, ero piccolo, ma la cosa stranamente fu notata subito da lei, “Ehi ehi ehi, ma guarda che maialino che sei..” puntandomi il dito, raggiunse il mio pene e movendolo con circospezione aggiunse “…mhmmm, ti piaccio allora,…” questo era innegabile, ora si era pure abbassata con l’addome e in bella mostra sfoggiava pure tutto il suo arsenale di poppe e capezzoli, il suo viso era a pochi metri, le sentivo pure il fiato, gradevole, stava mangiucchiando una chewing gum la sua lingua appariva e scompariva, il suo delicato trucco le dava un tocco da fata. Venni raccolto nel suo palmo e masticando mi avvicinò ai suoi immensi occhi “…sto aspettando la tua risposta! Dimmi, sono figa oppure no?” e intanto palpeggiando il mio esile corpo indifeso, li in bella esposizione sul suo palmo, ostentava i movimenti di mandibola con la gomma americana.

Io fui franco e dissi “Sei stupenda, peccato che sei alta quasi 45 metri,..” la battuta mi sfuggì “..se veramente una gran figa eh eh!” e lei sentitasi schernita “Ah! Ah! Ah! Sei goliardico, e bene, allora adesso voglio ridere anch’io..” Io, visto le recenti esperienze, mi preoccupai subito, consapevole che una ragazzina di quelle proporzioni quelle che le passava per la mente me l’avrebbe fatto. Dalla sua bocca lentamente e progressivamente uscì il tipico palloncino che si fa con la gomma da masticare, sempre più grande, io le dissi “Ehi stai attenta, così me lo fai scoppiare in faccia…”, inventabile, fui coperto quasi completamente dal film gommoso, una risata e lei, “Hai visto, che bello scherzetto, e adesso te lo succhio via tutto mhmmm… così impari a ridere di me eh eh eh.” Io credevo d’aver subito quasi tutto, lei con il pollice e l’indice mi prese ai fianchi e m’appoggiò sulla lingua, la quale aveva estratto. Io li ebbi paura, sicuramente la volontà sua di non nuocermi c’era, ma un suo movimento falso non era da escludere. In breve mi ritrovai a contatto con la superficie della sua lingua, viscida e piena di saliva, in breve la ritrasse e io mi ritrovai quasi completamente nella sua bocca, l’odore di dolciastro pervadeva la cavità, sentivo sulle mie gambe i profili rigidi dei suoi denti, avesse chiuso la bocca…m’avrebbe tranciato in due!

Fortunatamente tutto fu veloce e in rapidi movimenti mi succhiò tutto fino dal pulirmi dalla viscida e appiccicaticcia gomma. Finito la punizione disse “Ecco hai visto, mai sbeffeggiare le più grandicelle, e ora ascoltami bene, ma lo sai che stamani quando la signora ti ha usato come giocattolino sessuale introducendoti nella mia bella fighetta mi hai fatto impazzire di piacere?”, io la stavo ascoltando e lei proseguì “…ti sentivo, eri disperato, urlavi pure, lievemente, ma ti sentivo, e più io capivo la tua incapacità nel difenderti più io m’eccitavo, insomma alla tua maniera m’hai fatto impazzire. Tu capisci che una cosa così io la devo ripetere, però voglio che sia tu ad accettare, allora vuoi farmi divertire oppure no?” Capivo che lei avrebbe ottenuto quello che voleva, o con le buone o con le cattive, si stava divertendo.

Mi faceva paura, era ciclopica e forse anche per questo non la potevo accondiscendere di mia spontanea volontà e rifiutai. “Nooo! Brutto porco, allora vediamo,…” mi ritrovai sulla verticale della cesta e sollevatomi all’altezza della sua faccia disse “Conto fino a cinque e poi mollo, per te è un bel volo, forse ci resti pure, e se non ci resti sappi che scappa pure a me, quindi  eh eh….uno……due…..tre…..quaaattro…quattro e mezzo….quattro e tre quarti……”, io urlai, “Ti prego farò tutto quello che voi, ma la li dentro no, ti supplico..” non finii nemmeno la frase e lei esclamò “Mhmmm tutto quello che voglio, eh eh, guarda che io di cosine sfiziose ne ho in mente molte eh eh eh, adesso penso che tu abbia fame e sete, andiamo a cenare”.

Durante la cena non perse occasione di usarmi quale mezzo per gustare ogni sorta di leccornia cremosa, in ogni caso mi diede pure la possibilità di nutrirmi. Dopo cena lei sparì per alcuni minuti e ricomparve con in mano un contenitore variopinto, lo depose accanto a me e visto che riposto sul tavolo non era più alto di me mi pregò d’aprirglielo, la cosa mi era possibile in quanto l’imballaggio era già stato aperto una volta, alzai a stento l’enorme coperchio in cartone, lo alzai e aggirando la scatola lo rovesciai dalla parte opposta, ritornai sui miei passi e guardando all’interno rabbrividii. Alzai lo sguardo verso di lei, la quale nel frattempo aveva avvicinato al tavolo uno sgabello da bar e vi si era accomodata. Troneggiando sopra di me aveva allargato le cosce e infilatasi quattro dita sotto le mutandine eccitandosi disse con tono molto sensuale “Mhmm ti piace?…”, io guardai l’enorme vibratore rosa, faceva almeno 6 metri di lunghezza, il diametro 60 o 80 centimetri “Ehi cos’hai in mente, non sai cosa stai facend….”, venni interrotto “Tu dici…mhmmm…forse hai ragione, ed è per questo che mi avvallerò della tua indispensabile collaborazione….cazzo se son bagnata….” Io avevo purtroppo capito che i giochino della mattinata avevano lasciato un’impronta indelebile nei ricordi di quella ragazzina, tentai nuovamente di convincerla che la sua innegabile voglia l’avrebbe potuta appagare con il suo nuovo acquisto senza di me, “Ehi Barbara, tu puoi divertirti già con questo, che bisogno hai di me?” Poi ti sarebbe difficile usarlo con me…”, capii che non vi era niente da fare, quando sollevò con la mano libera un rotolo di nastro adesivo dicendomi “Eh eh rassegnati, ho deciso, tu non sai com’è stupendo approfittare di te così”, urali “No, non ci sto così tu…” la sua voce m’eclissò “Sentimi bene stronzetto, sei tu che m’hai detto tutto quello che voglio, dimmi, vuoi ritornare nella cesta, sappi che per me sarebbe un piacere oltre che pisciarci pure cagarci dentro eh eh eh” Il suo monologo valse quale deterrente  e m’arresi al mio inevitabile destino quale fallo umano. Scese dallo sgabello si tolse gli slip e me li getto addosso e poi si sdraiò a gambe divaricate sul grande tavolo della cucina, liberatomi dal suo indumento, mi spostai tanto quanto dal non farmi schiacciare dalla sua possente mole, si sfilò una scarpa e indicandomi il suo splendido piede m’intimò di leccargli la pianta. Con la speranza che i suoi programmi per me si limitassero ai suoi piedi iniziai di buona lena, questo per non farla arrabbiare, il puzzo era niente confronto a quanto poco prima subii nella cesta della biancheria.

Lavorando ogni tanto sbirciavo, questo non solo per curiosità, ma soprattutto  per capire, dai suoi movimenti, se fosse intenzionata ad usarmi, la sua eccitazione stava aumentando, ormai l’enorme fallo rosa entrava ed usciva ripetutamente dalla sua vagina era palese il suo piacere, i gemiti ne erano la chiara testimonianza. Forse quanto m’aveva anticipato era una burla, stava giocando già da una buona mezz’ora e più che leccargli i piedi non avevo fatto. Ad un tratto lei “Ehi Giorgino… dove sei, vieni, avvicinati…”, io al suo richiamo non feci a meno dal sorprendermi, non sapevo che lei conoscesse il mio nome e m’avvicinai, il paesaggio era irreale, davanti a me l’enorme figa ancora pregna, lei più che mai eccitata con quell’enorme oggetto del piacere in mano. Io la guardai perplesso “Ma.. come fai a … “, e lei completando la domanda “..a saper come ti chiami? Sciocchino, mi hai detto tu di telefonare a Samantha, è lei che me lo ha detto…”, io sentendo quel nome, fu come una liberazione, “Samantha… cosa ti ha detto?”, e Barbara “Su dai adesso non rompere e fammi qualche bel giochino, voi maschietti sapete sempre cosa fare, quando vi trovate davanti ad una bella gnocca!”

Non la cagai e insistetti con le domande “Dimmi cosa t’ha detto!”, e lei con rabbia, brandendo l’enorme pene in plastica minacciò “Sentimi bene, insetto, adesso fammi divertire e poi ti dirò cosa mi ha detto, e ti dirò pure cosa mi ha detto di riferiti quando mi ha richiamato, naturalmente, questo, se sarai bravo con me, altrimenti t’assaggerò con questo…. Mi sono spiegata? Oppure, no?”

Io sconsolato, ma fiducioso m’avvicinai, e non appena le toccai le gigantesche labbra vaginali, uno scroscio biancastro mi piombò addosso, un odore assai sgradevole, era eccitatissima, evidentemente una sua leggera perdita d’umori. Una risata mal celata “Su dai, non tutto il male viene per nuocere,…” io rialzatomi mi ero nuovamente avvicinato e non mi ero accorto che le sue dite si stavano avvicinando con fare minaccioso, me ne avvidi quando venni letteralmente sollevato e lentamente spinto all’interno. I miei disperati tentativi d’oppormi erano vani ero troppo piccolo e inoltre ero viscido, dovevo lasciar fare. Inutile dire che i suoi movimenti erano testimonianza d’immenso piacere. Come tutte le cose anche questa finì, evidentemente paga, afferrato ad una gamba venni estratto senza molto riguardo, volai sul piano in legno, mi ritrovai a sguazzare nel suo liquido vaginale e non solo. Canticchiano, mi lasciò li, s’incamminò verso il bagno, dopo una decina di minuti ritornò, nel frattempo mi ero ripreso e ora giacevo stanco morto vicino al famoso pene. Girando attorno al tavolo mi chiese “Allora lo vuoi sapere cosa m’ha detto Samantha?”, io non aspettavo altro “Certo, dimmi, ha avvisato Lorena?”, e lei “Certo e m’ha detto di dirti che non ti abbandoneranno, mi ha pure detto di chiederti scusa, insomma puoi stare tranquillo. Bene ora basta tra breve Stefania rientra, mi raccomando non dirgli niente.” Io annuii, poi suo un rapido movimento e l’ultimo ricordo uno sgradevole odore di cloroformio.

Una musica mi svegliò, un forte mal di testa, quell’odore pungente, il sole penetrava attraverso una finestra, ero in cucina, lo capii non appena riuscii a mettere a fuoco l’ambiente, una cosa non mi quadrava, ero sdraiato su una superficie sconnessa e fredda, inoltre ero bloccato, alzai il capo, un tessuto di plastica mi teneva vincolato, guardai meglio, e raggelai ero avvolto dal nastro adesivo che Barbara m’aveva mostrato la sera prima, il quale ora mi teneva bloccato contro il vibratore usato da lei la sera prima. In lontananza sempre Barbara era indaffarata a preparare del caffè, io giacevo su un enorme vassoio usato per la colazione a letto, biscotti profumati, alla mia destra una brocca fumante, marmellata, burro, e io ero li impotente su quel vassoi. Improvvisamente sopra di me apparve la gigantesca Barbara, abbigliata di tutto punto da cameriera, un sorriso “Buongiorno, ti sei svegliato briciola…” e toccandomi il pisello “…ieri sera mi sono divertita, sai eh eh, mhmm, a proposito quando vedi la Ferri, non dirgli che ho usato il suo giocattolino preferito, …. “ e fissandomi in modo minaccioso “…intesi?”, io realizzai e la implorai “Ti prego non farmi questo, no no no”, e lei con un sguardo neutro “Mi spiace, ma è lei che mi l’ha ordinato, sai mi duole vederti nelle sgrinfie di quella puttana d’alto bordo, ma per ora dovrai resistere..”, sollevandomi m’avvicinò alla sua bocca e aggiunse “.. ti sono amica, lo so sono stata un pochino stronza con te, mi sono divertita, è stato più forte di me…” ormai ero a tu per tu della sua bocca, mi annusò “odori ancora un pochino di cloroformio, rimediamo subito..” SLURP SLURP, “….mhmmm, bene ora ti porto da lei, auguri”
Io urlai, sapevo cosa m’aspettava, non curante, s’incamminò, il suo andamento mi stava causando nausea. Nella prossimità della camera appoggiò il vassoio e bussò.

“Avanti”, la signora era già sveglia, “Buongiorno Barbara sei arrivata finalmente, ho fame..” Il vassoio venne riposto al suo cospetto e immediatamente Stefania mi sollevò e con una smorfia di piacere esclamò “Eccoti qua, ma guarda un po’ il mio testa di cazzo eh eh eh…. Mi sa che tu ti sei trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato, nella taglia sbagliata e soprattutto nelle mani della donna sbagliata….. eh eh eh ne avessi fatta una giusta.” L’immancabile leccata da libidinosa e poi aggiunse “ … e dimmi ti è piaciuta la mia pipì, eh eh sai adesso ti farò assaggiare altre mie fragranze e oggi..mhmm sarà un onore usarti come salva slip, rassegnati la tua nuova realtà è diventata femmina in modo totale ah ah ah ah ah”.

Continua...


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